martedì 13 febbraio 2018

Moto ya mai.

Il commissario Pangala arrivò alla concessione  in un giorno e in un'ora che non erano quelle che aveva deciso nel suo calendario fatto di intrecci tolemaici. 
Era l'alba di un giovedì. Il giovedì dopo pasqua e Janbulani svegliò Zenone avvisandolo che il commissario  era nella paillotte e lo aspettava. 
Si vestì velocemente e approdò in una paillotte in cui il caffè era già versato mentre Pangala osservava un punto lontano di un orizzonte che vedeva solo lui. 
<<Che succede commissario? E' accaduto qualcosa?>>
<<Se sono qui in un giorno e in un orario che non mi è consono è perché il mondo che mi ero costruito ha girato in un senso inverso a quello che credevo. Certo, è successo qualcosa.>>
E tacque. Fu un silenzio minerale che convinse Zenone che una catastrofe era accaduta da qualche parte. 
<<Hanno ucciso un'intera famiglia. A una quindicina di km da qui, oltre il fiume. Sei persone sono state ammazzate a colpi di machette>> 
<<Bracconieri?>>
<<No, loro stessi lo erano. Torno ora dalla scena. Orribile. Hanno massacrato anche i bambini.>>
<<E chi può essere stato? >>
<<Il capo della località ha detto che è stato un moto ya mai. L'uomo dell'acqua.>>
<<L'uomo dell'acqua? Ma che cos'è?>>
<<Quando un uomo muore annegato si trasforma nell'uomo dell'acqua. Esce di notte per cercare le sue vittime e nutrirsi di esse.>>
Zenone esplose in una risata che Pangala recise con un'occhiata da dio in guerra. 
<<Io ero il solo che voleva vederci chiaro. Come sa sono stato educato a credere in ciò che è reale e non in magie o peggio ancora in stregonerie da quattro soldi.>>
<<E che ha fatto allora?>>
Pangala giunse le mani e  se le portò al petto, appoggiando gli occhi sulla storia della sua stessa vita. 
<<Abbiamo convenuto tutti che era meglio chiuderla lì e basta. Alla fine mi sono convinto anch'io, amico mio, pur senza crederci. Oramai viviamo in un tempo in cui nessuno crede a nulla se non nella fede di essere convinti senza crederci.>>