sabato 13 gennaio 2018

Alla fine del tempo

Seduto sulla balza, avvolto dal vento che preannunciava il temporale che si dimenava già in lontananza, guardò la grande palma che indicava il nord, là dove c'era il senso della sua memoria. 
Ebbe un sussulto, e tra i tanti ricordi che crollarono come un vecchio muro scosso dal terremoto della memoria, rivide la sua vecchia madre che,  in preda al delirio di una vecchiaia schiacciata dall’indegnità della malattia, scomponeva e ricomponeva le lettere e le fotografie che custodiva in una vecchia scatola di legno.
Ce n’era una che marchiava come una lama rovente l’anima di Zenone. Sua mamma, giovane e sorridente posava con lui piccolissimo dinanzi alla torre dell’orologio. Sembrava una bambina. Il sorriso smorzava la donna che era, gli occhi da madre brillavano e lo sguardo vedeva il futuro.
La rivide nella sua vecchiaia da bambina usurpata dal tempo cagone e vigliacco che ogni giorno le strappava lembi di ragione e dignità usurpando della sua bellezza.  
Senti la morsa dello sconforto e della sconfitta, perché a due cose gli uomini non possono opporsi: al tempo e all’amore.

Si alzò e andò verso la palma: la abbracciò. E senti il profumo di gelsomino che invadeva la cucina mentre guardava sua madre sorridere alla vita. E capì che il tempo aveva vinto. Si arrese e pianse come solo i vecchi sanno fare quando sentono i passi della morte avvicinarsi.

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